La testimonianza di Pompea a un anno dalla diagnosi – Le parole della sorella
“Due squilli e la nostra vita improvvisamente cambiò. Risposi con voce serena, nessuno di noi immaginava che quella chiamata avrebbe sconvolto la vita di tutti, in particolare quella di un corpicino cresciuto troppo velocemente, di occhi che hanno visto più dolore che spensieratezza e di ginocchia sbucciate più per gli eventi della vita che per le cadute in bicicletta.

Domande, dubbi, perché e ancora domande, dubbi e infiniti perché. Metti in valigia le prime cose che ti passano sotto mano, dal letto lei ti sta guardando, ti supplica di non partire, ma il tuo tono è deciso, qualche parolina per comporre una frase “Amore, dobbiamo partire” per farle capire che questa è la strada da percorrere. Le lacrime, quelle non si sono mai fermate, scorrono velocemente eppure il coraggio e finta tranquillità sono state le uniche parole pronunciate dalla nostra bocca, diventate, poi, spirito per andare avanti, iniziare e continuare a lottare per lei e con lei nella battaglia invisibile con un “amico” indesiderato. Tutto è intrappolato in quel corpicino che finalmente aveva raggiunto la serenità dopo due anni di torture interiore.
Ti abbiamo scoperto, lei ha scoperto che è terribile convivere con qualcuno di cui non sai forma, aspetto e consistenza, però tu hai un nome e una portata di natura cattiva, così cattiva che di te non esiste una natura dolce e amorevole.
In questi casi non si parla di coraggio, di forza o di amore, si parla di essere più grandi del male che ti porti dentro.
Solo i suoi occhi, il suo corpo e il suo cuore sanno quanto dolore ha visto, sopportato e provato, dimostrando con carisma, determinazione, strafottenza e voglia di vivere il vero significato della vita.
Lei, mia piccola e grande donna, ha praticato l’arte del sole. Sole, una parolina, due sillabe, due significati.
Lei porta dentro di sé la luce del sole, del girasole. L’arte di piegarsi, di non rompersi e di rialzarsi sempre verso il sole. Ma non è sola, non lo è mai stata, non siamo state ” sole”, ha praticato l’arte di illuminare anche le strade senza luce grazie alla frase che ci siamo tatuate nella bocca e negli occhi ” Sii sempre sole, mai sole”.
Princi ha dovuto imparare a vivere una nuova vita, le siamo accanto dal primo giorno, ma lei non sa che i motivi della nostra resilienza provengono dalle sue parole. Lei, piccola piccola, ma con una grande consapevolezza del mondo e del suo futuro.
Princi vuole diventare criminologa, ma studiare anche psicologia. Le piacerebbe, sono sicura che lo farà, entrare a fare parte del reparto di Onco-Ematologia per aiutare i pazienti ad accettare la malattia, il cancro. Lei, ne parla come se fosse pane quotidiano, è parte di lei, ma non è la malattia. Lei è lei, non è la Malattia.
Più di tutto vorrebbe far parte della ricerca, essere di aiuto per altri bimbi e ragazzi che hanno lo stesso amico maligno e trovare nuove terapie efficaci.
Princi vuole a tutti i costi mantenere intatta la sua salute mentale, la sua serenità. Non sarà lui a compromettere l’energia positiva che possiede nel corpo, quella la trasmette ovunque. Quando la sentono parlare mi dicono che ha una forza smisurata e che il cancro non le fa paura, smuovendo il sentimento del coraggio. Princi, ha paura ogni giorno, mi guarda come gli occhi del terrore, poi le ricordo cosa ha dovuto attraversare e con un bacio sulla fronte le torna il Sereno in viso e nel corpo. Princi, ha mostrato solo il suo lato migliore, l’atro l’ha lasciato nelle stanze della struttura ospedaliera.
Princi un giorno disse a tutti “io non sono la malattia, non ho i capelli, ma sono sempre Pompea”.